happy halloween

Per festeggiare halloween abbiamo decorato la casa con piccole cose: la prima è stata questa scritta nata dalla creatività delle bimbe, la mia stella e una sua amichetta ospite, che si sono divertite a disegnare e ritagliare le letterine sul cartoncino nero, per poi appiccicarle in giro per la casa.
...a volte basta poco...







gocce di vetro

Il campeggio dei nonni oltre ad accoglierci con tutti i nostri averi, offriva anche la bellezza della compagnia dei cugini, e relativi genitori, che allietavano le nostre giornate con giochi  e chiacchiere.
I giochi e tutto quello che arrivava assieme a loro erano sempre attesi con curiosità dai bimbi: a volte arrivavano scatole magiche con animali di ogni sorta, a volte denti di dinosauri, a volte carte affascinanti di mondi della fantasia, scatoloni fabbriconi, acquarelli, paste modellabili, costruzioni, per non parlare dei libri ...
Nonostante tutti i loro giochi di casa fossero stati recuperati le novità erano sempre stuzzicanti e soprattutto il condividere con i cuginetti era umanamente molto importante.
Per noi grandi tutto passava attraverso le parole, così tra le chiacchiere "normali" si condivideva il peso della situazione che stavamo vivendo.

E' sicuramente una grande verità che arriviamo e ce ne andiamo da questo mondo da soli, ma tutto quello che ci sta in mezzo è un'esperienza unica di relazioni, condivisioni, aiuto reciproco, ascolto ed anche a volte di rifiuto, isolamento, solitudine, ma quando si riscopre il mondo fuori dalla propria persona tutto acquista una tonalità diversa.


« Ognuno sta solo sul cuor della terra
trafitto da un raggio di sole:
ed è subito sera. »

Così scriveva il grande poeta Salvatore Quasimodo, in queste poche parole racchiude la bellezza del nostro cammino breve, solitario, doloroso ma comunque colpito da un bellissimo, luminoso, caldo raggio di sole ...

Mamma mia  che filosofa questa notte!!!!

Tra i giochi e i materiali arrivati nel nostro campeggio, arrivò una domenica pomeriggio una scatola piena di perle di vetro, colorate, trasparenti e di varie forme.
Con un materiale così insolito si potevano fare composizioni di ogni genere, faccette, mandala o semplicemente gustarsi i riflessi delle gocce alla luce del sole.
Così ci siamo lasciati portare dall'ispirazione e queste sono alcune creazioni.







 









il giardino

Nella nostra dimora estiva non ci siamo fatti mancare niente, nemmeno un bel giardino trasformabile a volte in piscina a volte in accampamento degli indiani, altre in castello dei cavalieri, altre ancora in pista per biciclette, ma la trasformazione che piaceva di più ai bimbi era quella della tendopoli.
Durante lo sgombero della nostra casa sono saltate fuori alcune tende per bambini e quando sono arrivate da noi loro sono stati molto contenti ed insieme hanno pensato di fare la loro tendopoli, con tanto di posto per dormire, cucina e zona giochi.
I bambini sono incredibili!!!









la zona notte

La prima "stanza" che abbiamo preparato nel campeggio dei nonni è stata quella per dormire.
La nostra camera da letto era la tenda, santa tenda!

Dopo averla fatta e rifatta alcune volte abbiamo trovato la posizione ideale,  ancorata bene, messo il telone per la pioggia ed ecco la nostra zona notte.
Anche se il risveglio era sempre alle prime luci del sole, noi in tenda abbiamo sempre dormito abbastanza bene, un po strettini a volte soprattutto quando le gambette dei bimbi non sapevano stare al loro posto e ce le trovavamo dappertutto.
Panni, imbottite, cuscini sembrava, in piccolo, una tenda da sceicchi e spesso i bambini volevano giocarci dentro anche di giorno, cosa che però smisero di fare quando la temperatura diventò piuttosto calda e sembrava di essere in un forno!
L'estate calda che abbiamo avuto ci ha reso più apprezzabile il fatto di dormire fuori, dove non si sentiva il caldo notturno anzi poco prima dell'alba spesso ci coprivamo con un pannetto per proteggerci dal frescolino della campagna.

Alla fine delle nostre strampalate giornate ci ritrovavamo tutti lì insieme a raccontarci, a discutere, a coccolarci e poi a rilassarci in un bel sonno ristoratore.
Certo i pensieri non mancavano, ma eravamo un po lontani dal terremoto e soprattutto eravamo insieme e quando si chiudeva la cerniera della tenda era un pò come chiudere la porta di casa, fuori i problemi e dentro solo noi ...per il resto ci sarebbe stata un' altra giornata!



















la zona giorno

Dopo una settimana di sconvoltura totale ho realizzato che il posto dove ci eravamo collocati sarebbe stata la nostra dimora per un bel po' di tempo.
Non riuscendo a stare ferma ho cominciato a guardarmi intorno poi mi sono messa al lavoro per pulire e dare all'ambiente un chè di "confortevole", così ho tirato fuori pennello e pennellessa per dipingere le pareti, non che l'ambiente si sarebbe trasformato, ma sicuramente sarebbe stato più luminoso.
Ho trovato anche degli aiutanti che, chi più chi meno, hanno contribuito al risanamento della "sala".

Mi è capitato anche in altri momenti della vita difficili di tirare fuori pennelli e pennellesse, in un qualche modo mi risolleva il morale lavorare coi colori, soprattutto se ho da dipingere una grande superficie (...ma forse dovrei fare l'imbianchina! ).

Questa era la nostra zona giorno, sempre in trasformazione tra giochi, scatoloni, sporte e sacconi, ma pur non essendo il Carlton Hotel Baglioni di Milano ci ha ospitati per tutta l'estate e di questo possiamo solo ringraziare!

































i chiodini, che passione!

Le giornate al campeggio dei nonni erano piuttosto movimentate, soprattutto quando arrivava l'ondata delle cose rubate alla nostra casa.
In mezzo a tante cose c'erano inevitabilmente tanti giochi, anche quelli nascosti in fondo allo scaffale, dimenticati da tempo.
Per noi ogni cosa che arrivava era una cosa riconquistata, che ritornava a nuova vita; così anche i giochi acquistavano maggior valore per la loro storia venendo riscoperti anche dai bimbi.
Tra le scatole di timbrini, animali, palloncini, ecc. abbiamo ritrovato una grande scatola di chiodini, un gioco veramente antico ma per me sempre piacevole.
Così, per alcune ore siamo stati invasi da chiodini colorati piccoli e grandi e ne sono venute fuori alcune composizioni buffe, ma tra tutte mi ha colpito una casetta.
Era definita in tutto: casa mansardata con finestra sul tetto, terrazzo, altalena e persino il colore, gialla con le imposte verdi.
Qualche mese più tardi sarebbe diventata la casa dei nostri sogni ...









le nuvole nel cielo

La campagna, la nostra campagna, offre di tanto in tanto giornate luminose con nuvole bianche e nere che si mescolano tra loro creando figure immaginarie di draghi, angeli, dinosauri, basta avere un po di fantasia ...
A giugno ci fu una giornata ventosa, ma tanto ventosa, con raffiche piuttosto invadenti; il cielo straripava di nuvole che non riuscii a resistere al richiamo fotografico.
Finite le foto guardai la nostra tenda che, ahiahi, non si fermava più di gonfiarsi e sgonfiarsi tanto che con una folata puff, volò via!!!
Io non potevo far altro che correrle dietro nel giardino nella speranza di riuscire ad acciuffarla.
La acchiappai quando si incastrò nella siepe e già sapevo il lavoro che mi aspettava: l'ennesima tenda da montare!
Si sà, lo dice anche il proverbio, fare e disfare è tutto un lavorare!!!






il campeggio dei nonni

In viaggio.
Arrivati dai nonni paterni a metà pomeriggio del 29, cominciammo a svuotare le macchine: i letti per gli anziani e le badanti erano già pronti in casa, la tenda per noi sarebbe arrivata in tarda serata, ma dovevamo trovare un posto ed una sistemazione per le poche cose che eravamo riusciti a portare con noi.
Per fortuna in campagna il posto non manca così decidemmo di lasciare la casa ai nonni e ci prendemmo per noi lo spazio nell'autorimessa affiancata alla casa.
Certo l'ambiente era un po da sistemare, ma la situazione era così al limite che andava benissimo anche così, pieno di ragni e ragnatele, polvere, formiche e mobili vecchi, l'importante era essere lontano da casa ...
Alle 10 di sera arrivò anche la tenda per noi, prestata naturalmente, e dopo aver organizzato il letto con qualche cuscino e qualche panno ci siamo sdraiati tutti e quattro insieme, sconvolti per la tremenda giornata ma tanto stanchi da riuscire a dormire qualche ora.
I giorni che seguirono furono estenuanti, io alla ricerca di scatoloni da usare per salvare le nostre cose e il mio compagno che andava avanti e indietro da casa nostra a quella dei nonni, distanti tra loro alcune decine di kilomerti, ed ogni volta che partiva avevo paura che potesse succedergli qualcosa entrando nella casa.
Se con il primo terremoto il primo piano aveva avuto qualche danno, con le scosse del 29 tutta la casa era stata segnata, ed anche se i sopraluoghi erano lunghi ad arrivare, con tutto quello che era successo, noi sapevamo già che era inagibile e la paura di rientrarci era tanta.
Così quando lui partiva io gli facevo promettere di non salire al piano di sopra ma puntualmente ritornava con un bottino portato via proprio dai mobili delle camere che stavano sù.
Ogni volta era come se ritornassa dalla guerra mostrandomi le cose che con grande incoscenza era riuscito a rubare da casa nostra: le prime volte mi raccontava di come andasse sù velocemente e prendesse le cose a "brancate", vestiti, coperte, scarpe, cassetti interi; dopo qualche viaggio prendemmo a pensare a cosa poteva essere più importante da prendere, e organizzavamo mentalmente le spedizioni per aver chiaro il più possibile il percorso per andare a colpo sicuro.
Tutto veniva stipato in macchina e quando arrivava alla nostra nuova dimora, arrivavo io, con sacchetti e scatoloni per cercare di fare ordine ed organizzare le cose in modo da non perdere niente, almeno di quel poco che riuscivamo a riprenderci ...
La mia stella mi aveva confidato che le sarebbe dispiaciuto molto perdere i suoi libri e quadernoni della scuola ... il mio chicco non voleva lasciare neanche un gioco ... così la lista della cose da prendere non finiva mai, e  mai avremmo voluto lasciare qualcosa in casa in balia del mostro ...

Erano la commozione e la tristezza che mi ricordo mi assalivano prepotentemente quando aprivo la macchina e cominciavo il mio lavoro, ma cercavo di non pensare e provavo a concentrarmi sull'organizzazione, altrimenti non riuscivo a combinare niente, impantanata com'ero dalle mie emozioni.
La brutta sensazione di sentirsi vinti, di non poter far altro che arrendersi era pesante, molto pesante da sopportare, incomprensibile, inconcepibile, non restava che cercare di raccogliere più cocci possibili sperando di riuscire un giorno a riassembrarli, sia fuori che dentro di me.